La si capisce, Civita, quando è sera e le ombre ti accompagnano come gatti furtivi e sciolti. La si capisce quando la foschia riempie i piedi dei calanchi e la lascia sollevarsi appoggiata ad una nuvola. La si capisce quando, guardando a oriente, assomiglia alla prua di un transatlantico che s‘immerge tra vigne e uliveti solcando la storia e i sogni.
Civita è esperienza di vita: insegna che nulla di ciò che è buono e bello è facile, che bisogna guadagnarsi ogni passo, che ci sono momenti in cui sembra tutto crollare e poi ti accorgi che è solo frammento che s’allenta. Civita non è storia rivisitata, non parco museale, non vestigia restaurata alla moda, non passato ma futuro. Anche in questo insegna qualcosa ai suoi viandanti: il rispetto, ad esempio. Che dobbiamo non solo per ciò che abbiamo ereditato, ma che dobbiamo far vivere con la baldanza della creatività migliore. Civita è ciò che potremo vivere perché in molti vorrebbero scappare dai rumori, dall’arroganza, dalla maleducazione, dall’inciviltà e qui tutto si compone in un luogo dove si può pensare e progettare il futuro migliore, quello che non sa di resa o di regressione romantica. Aveva ragione Marguerite Yourcenar quando, a chi le domandava dove avrebbe voluto vivere tra i tanti e magnifici luoghi della sua esistenza, aveva risposto: a New York e a Civita di Bagnoregio….
Paolo Crepet